GUIDONIA – Un atto di denuncia a tutti gli effetti. Inviato al responsabile anticorruzione del Comune di Guidonia Montecelio Livia Lardo e, raccontano i bene informati, sottoposto all’attenzione di Anac (Agenzia nazionale anticorruzione) e Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Paola Piseddu, dirigente di un’area della pubblica amministrazione costruita a misura coi rimasugli di altri settori (tra cui canili e energie rinnovabili), si interessa perpetuamente e extra ufficio di attività estrattive e solleva perplessità sull’operato del successore Egidio Santamaria, a capo oggi dell’Ambiente e Lavori pubblici con competenza sulle Cave, ancora oggetto del contendere nel Palazzo. Nel mirino di Piseddu, stavolta, è finito un verbale prima sottoscritto e poi sospeso in autotutela nell’efficacia di legge dal collega Santamaria. Che nelle teorie piseddiane, con un tratto di penna, avrebbe scelto di cancellare un proprio atto (datato 13 gennaio 2020) senza giustificato motivo. Nel campo delle congetture, forse a fronte di pressioni esterne. Un comportamento comunque considerato «strano» dall’architetto. Meritorio dei dovuti approfondimenti ai fini (anche) dell’accertamento di eventuali responsabilità in ordine all’abuso e al suo contrario: la omissione d’atti d’ufficio. Da qui la decisione di presentare una segnalazione/esposto registrata al protocollo dell’Ente a fine gennaio e tenuta rigorosamente segreta dall’amministrazione 5Stelle in attesa di poterne valutare la portata.

I fatti: Santamaria, come è sua responsabilità d’ufficio, ha sicuramente apposto la firma sotto al verbale trasmesso per via telematica dal funzionario responsabile del procedimento (Rup), nonché estensore dell’atto, ingegnere Donatella Petricca. Il provvedimento chiudeva le verifiche ambientali svolte durante un sopralluogo sull’attività d’impresa della Società del Travertino Romano (Str) Spa del Gruppo Lippiello; l’atto però veniva subito definito illegittimo dal presidente del Centro per la valorizzazione del Travertino Romano (Cvtr) perché licenziato in assenza di contraddittorio e in deroga alle disposizioni di legge. Filippo Lippiello ne aveva parlato in questi termini qualche settimane fa in conferenza stampa. Dove accusava il Comune di avere esercitato un eccesso di potere nei procedimenti di verifica ambientale ex articolo 16 della legge regionale 17 del 2004: «La norma impone che i verbali vengano redatti e sottoscritti in contraddittorio tra 3 membri della Regione Lazio, 1 del Comune e l’esercente di cava – spiegava l’ex sindaco -; invece la chiusura di questi verbali sta avvenendo a unica firma del dirigente del Comune di Guidonia». Non solo il metodo errato contribuiva a viziare l’intera procedura, per Lippiello anche il merito delle valutazioni riportare nei verbali era da considerarsi sbagliato, perché ottenuto in violazione della delibera regionale 177 approvata un anno e mezzo fa per stabilire come la comparazione dovesse avvenire tra la verifica dello stato dei luoghi e il progetto relativo all’ultima autorizzazione estrattiva e non alla iniziale concessione risalente agli anni ’80 del secolo scorso.

L’imprenditore parlava di «contenuti non reali» e quindi, in qualche modo, di abusi in riferimento al verbale Santamaria arrivato, nelle intenzioni dell’Ente, a chiusura di una procedura comunque incardinata a stabilire se l’azienda avesse o meno rispettato le norme di tutela ambientale, pena la revoca dell’autorizzazione, la chiusura dell’attività, i licenziamenti, le sanzioni pecuniarie. Materia delicata insomma. Ed è normale ritenere che a fronte di una segnalazione di possibili  illegittimità procedurali, recepite le 12 osservazioni dell’azienda, Santamaria il 27 gennaio abbia ritenuto di dover sospendere gli effetti dell’atto in attesa di verifica sulle verifiche. Decidendo gli approfondimenti del caso. E di scrivere contestualmente alla Regione Lazio, invitando il collega dirigente alla Pisana a chiudere il procedimento con un secondo sopralluogo nel quale esercitare il necessario contraddittorio, pena:  la messa in mora. Non aveva però fatto i conti con sceriffa Piseddu. Quando era a capo del settore estrattivo, l’architetto fu a lungo teorizzatrice del mancato rispetto delle norme ambientali nei luoghi delle cave e della Str in particolare. Da lei dipese la revoca delle autorizzazioni notificata a Lippiello il 13 agosto del 2018 e sfociata nelle manifestazioni di piazza del settembre di quello stesso anno. A fronte di quei fatti, e per presunta errata interpretazione delle leggi locali e nazionali, l’azienda è arrivata a contestare al dirigente danni economici cagionati per 5 o 6 milioni di euro. Se Piseddu avesse torto nella scelta di fermare l’attività d’impresa sarà il Tar del Lazio a stabilirlo il prossimo 26 febbraio. Qualora confermasse nel merito la richiesta di sospensiva già accolta dai giudici a ottobre 2018. Il verbale Santamaria redatto dall’ingegner Petricca in qualche modo avvalorava le letture normative dell’architetto? Un fatto è certo: prima di venire sospeso negli effetti era stato trasmesso all’avvocatura dell’Ente per essere depositato negli atti di causa pendente al Tribunale amministrativo del Lazio. Ora decideranno i giudici, anche se la guerra interna si consuma a suon di colpi bassi come le denunce tra colleghi.   

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

Nessun Commento

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.