GUIDONIA – Se tutto va male divento famoso. Declinato al femminile, il titolo della commedia di recente produzione, sembra costruito a immagine di Paola Piseddu, il dirigente all’Ambiente del Comune di Guidonia Montecelio, protagonista più del sindaco (Michel Barbet) del parterre politico istituzionale tra paginate di giornale e mugugni, proteste, sentenze choc a ribaltarne le decisioni (gravi), assunte in simbiosi con la fida sottoposta Donatella Petricca, ingegnere e funzionario pubblico, anche lei perfetta spalla sul palcoscenico dei fatti che segnano da mesi la cronaca e la vita cittadine.

Si obietterà: non sono personaggi pubblici, non ricoprono ruoli politici in quanto tali sottoponibili al vaglio e alla critica degli elettori e dei giornalisti. Tuttavia, proprio la portata del decisionismo in solitaria di Piseddu, nei termini di ripercussioni sulla vita pubblica, autorizza riflessioni e approfondimenti. Partendo da un dato inconfutabile: la sequela di scelte rivelatesi sbagliate, operate dal digente in prima persona e senza mediazione alcuna (comprovata dall’assenza di atti formali di indirizzo), del sindaco e della sua giunta. L’ultima volta è stato sulle cave nei giorni dei moti di piazza. Quando Michel Barbet promise un vademecum da sottoporre all’attenzione del dirigente; nel rispetto della autonomia di legge doveva servire, come possibile, a tracciare linee di comportamento per sanare le distanze dagli operai in agitazione: storia nota, la delibera non vide luce. Togliendo al sindaco e alla sua maggioranza, i 5Stelle, l’ultima parvenza di contare qualcosa, un metro utile a pesare però gli squilibri di competenze tra burocrazia e politica a vantaggio della prima. Non un caso isolato, piuttosto il culmine di un agire persistente. Passato nei mesi dal caso loculi da demolire al taglio sconsiderato della pineta. Scelte operate da Piseddu in solitaria anche se destinate a tracciare ripercussioni di rilevante importanza per la collettività. E che per questo avrebbero preteso un chiaro indirizzo della giunta e del sindaco. Espresso non a parole o in qualche video su facebook ma attraverso atti che l’adunanza di governo ha smesso di produrre dalla notte dei tempi.

I 2.030 loculi da demolire

Avvenne così nel 2017. Quando per difformità sul progetto originario, il dirigente ordinò la demolizione di 2.030 loculi già ultimati nel cimitero cittadino. Oltre il buon senso, il realismo amministrativo e nel silenzio dell’organo politico. Una decisione così elementarmente scellerata da sollevare dubbi in qualunque disattento osservatore. E una domanda ancora valida: possibile che il sindaco, senza vagliare alternative legittime, volesse distruggere quelle tombe costate milioni di euro e con centinaia di salme ancora in attesa di sepoltura? A porla, ancora qualche giorno fa, Giovanna Ammaturo, consigliere della Lega: la risposta manca. Nonostante la giustizia amministrativa, chiamata in causa dal concessionario del camposanto, abbia con buon senso stabilito, attraverso una recente sentenza, la pubblica utilità dell’opera e che, nel caso in questione, i loculi non erano nemmeno abusivi e da demolire. Circostanza che qualunque dirigente di buona volontà avrebbe colto con giusto anticipo evitando la lunga querelle giudiziaria. Che ovviamente ha avuto un costo. Difendere l’ente in tribunale ha comportato rilevanti investimenti di pubblico denaro. Ora: le somme inutilmente spese nella causa persa sui loculi chi le deve risarcire?

La pineta distrutta

E ancora il caso della pineta: bene demaniale e sottoposto a vincolo della Soprintendenza la cui rimozione è stata disposta da Piseddu in 24 ore e nell’assenza di qualunque indicazione formale della maggioranza di governo. Sulla base di una perizia tecnica depositata il 10 settembre,  nelle stesse ore in cui gli operai di una ditta non meglio identificata tagliavano i 17 esemplari della pinetina di via Roma. Una perizia tra l’altro fumosa, non di morte certa o pericolosità imminente degli esemplari rimossi. Dove il professionista, l’agronomo Fausto Scacchetti, usava il condizionale o  formule dubitative: «Verosimilmente le radici degli alberi hanno uno sviluppo ridotto, che pregiudica la stabilità della pianta»; ancora: «Verosimilmente, il fusto è inclinato e la chioma è asimmetrica, l’effetto vela sui rami, in caso di vento, produce un momento flettente asimmetrico sul fusto degli alberi». Verosimilmente: presumibilmente, con ogni probabilità.

Le cave

Chiudere le cavecon le verifiche congiunte Comune e Regione ancora in atto, e le richieste di proroga non concluse nel loro iter autorizzatorio, fu un errore del dirigente quando a metà agosto impose lo stop a una delle aziende più importanti del settore, la Str. Nell’inconsapevolezza dell’organo politico che del fatto non era stato neanche informato. Dopo mesi di tensioni alle stelle, il 10 ottobre scorso, è stato ancora una volta il Tar del Lazio a censurare i provvedimenti comunali a firma di Paola Piseddu. Riconoscendo alla società la richiesta di sospensiva degli effetti della ordinanza agostana. Per i giudici amministrativi il ricorso di Str, «presenta motivi di fondatezza» perché «l’attività (di cava ndg) sia pure limitata al completamento del piano di coltivazione ed al recupero ambientale non si è conclusa, stante la presentazione di una nuova istanza di proroga»; quindi in virtù di questa condizione provvisoria, e proprio al fine di garantire il prevalente interesse pubblico dei ritombamenti (per legge a totale carico degli imprenditori al termine dell’attività di cava), la impresa doveva rimanere aperta. E con essa, per effetto dell’indirizzo giurisprudenziale, un’altra decina di aziende nelle medesime condizioni. Destinatarie dal mese di febbraio di preavvisi di cessazione da parte del settore Ambiente: di Paola Piseddu. Ormai protagonista senza rivali del parterre politico istituzionale.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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