GUIDONIA. Non ce l’ha con la persona («auguro a Matteo buon Lavoro») ma con i metodi troppo democristiani che hanno portato alla elezione di Matteo Castorino a nuovo capogruppo dei 5Stelle. Caruso Caruso mette dunque sotto accusa il sindaco Michel Barbet, che in combutta con il deputato di collegio Sebastiano Cubeddu e una ristretta cerchia di persone, avrebbe piegato il movimento alle logiche andreottiane della gestione del potere. Scegliendo, nella privilegiata cabina di regìa, non solo gli assessori ma addirittura il presidente di una commissione per finire al nuovo capogruppo. Una gestione sindacale definita da Caruso doppiogiochista, quindi falsa e artefatta, dannosa per la stessa maggioranza. Per queste ragioni il consigliere di Setteville ha deciso di autosospendersi dal movimento. Non è chiaro se tale scelta comporterà anche l’addio al gruppo consiliare. A domanda Caruso risponde: «Per ora mi prendo una pausa di riflessione, deciderò poi se restare o confluire nel gruppo misto, ma probabilmente sarà difficile rimanere».

Claudio Caruso è dunque il terzo consigliere 5Stelle a prendere le distanze, prima di lui ad autoescludersi dalla maggioranza erano stati Claudio Zarro e Loredana Terzulli (confluiti da tempo nel gruppo misto) un fatto che altera i numeri dell’aula alla vigilia del voto sul bilancio, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’amministrazione Barbet. Anche i malpancismi espressi dall’altro consigliere pentastellato dissidente, Lorena Roscetti, sono da tenere nella dovuta considerazione. L’ultima arrivata (entrata nell’agone un anno fa dopo le dimissione di Stefano Bufalieri) non ha preso bene la designazione dinastica di Castorino tradotta poi nella sua elezione. Parlando apertamente di democrazia interna sospesa, di scelte legale alle volontà dei singoli, di movimento ormai in balìa delle correnti. L’elezione del giovanissimo studente di filosofia ha dunque prodotto un effetto ancora più divisivo. Adesso la conta in aula, alla vigilia dell’approvazione del bilancio, potrebbe mettere i 5Stelle in minoranza: ad esclusione del sindaco, che pure ha diritto di voto sui provvedimento consiliari, i pentastellati più o meno convinti di rimanere seduti sui banchi dell’area di governo sono 11. Pochi anche solo per ambire alla sopravvivenza di qualunque maggioranza. La crisi continua.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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