Barbet e i grillini pericolosamente insieme in una sovrapposizione di funzioni ai confini della legge – Guidonia
GUIDONIA – Gli «incarichi» sono stati trasferiti con decreto del sindaco Michel Barbet. Richiamando l’articolo 37 dello Statuto comunale del 2001 che così recità: «Il sindaco può conferire speciali deleghe». Solo che successivamente a quell’anno, sentenze della giustizia amministrativa, pareri ministeriali, chiarivano che non di deleghe si poteva trattare. Piuttosto di «incarichi» genericamente definitivi. E che «l’attività dei consiglieri poteva avere unicamente finalità consultiva e collaborativa con il sindaco, non potendo comprendere assunzione di atti a rilevanza esterna, come pure adozione di atti di natura gestionale diretta». Insomma, i consiglieri comunali incaricati non hanno poteri decisionali di alcun tipo diversi o ulteriori rispetto a quelli che derivano dallo status di consigliere e l’attività delegata non deve interferire con le prerogative dei componenti della giunta comunale. Allora, alla luce di questi chiarimenti, tra l’altro acquisiti a parole nel decreto sindacale, a che servono i 21 «incarichi speciali» trasferiti da Barbet agli 11 consiglieri comunali 5Stelle rimasti in maggioranza?
A occhio e croce a creare altra confusione in un Ente già schiacciati dal caos amministrativo. Dove la mescolanza delle funzioni è sempre sulla linea della potenziale illegittimità, e di sovente l’indirizzo politico e la gestione si sovrappongono pericolosamente. Tra l’altro, nel decreto, è scritto chiaramente che «tali incarichi vengono conferiti nella materie che la legge e lo Statuto riservano alle competenze del sindaco». La norma, mai citata nell’atto Barbet, è l’articolo 54 del decreto legislativo 267 del 2000. Che fissa analiticamente «le competenze del sindaco» negli ambiti della sicurezza urbana e dell’ordine pubblico. E dunque proprio non si capisce che c’azzecchino le materie relative «alla promozione di eventi sportivi rivolti alla cittadinanza» assegnati, ad esempio, a Maurizio Celani e via discorrendo, fino ai «diritti umani, studio dei conflitti sociali e progettazione per l’integrazione e la mediazione culturale», competenze confluite nel raggio d’azione di Giuliano Santoboni. Stesso dicasi per i parchi, i parcheggi, perfino«l’innovazione informatica e digitale» assegnata a Alessandro Toro.
È dunque più che una evidenza come Barbet, nel tentativo di sedare la famelica esigenza dei suoi consiglieri di ritagliarsi visibilità e consenso elettorale nell’anno e mezzo che manca a nuove elezioni, abbia ceduto non le proprie competenze ma quelle della giunta in una allarmante sovrapposizione di funzioni. Che lo abbia fatto arginando la legge, attraverso un uso pertinente delle parole nella stesura del decreto, ma nella sostanza violando la norma. Per essere chiari: il trasferimento di funzioni al di fuori di quelle previste dall’articolo 54 è possibile solo ed esclusivamente verso gli assessori i quali, nei Comuni sopra i 15mila abitanti, non possono essere anche consiglieri.
Questi «incaricati», dovrebbero avere inoltre una particolare conoscenza acquisita nelle materia molto specifiche affidate loro dal sindaco. Per approfondirne meglio i contorni e consigliare Barbet sulle azioni da intraprendere. Ma nessuno di loro è stato scelto secondo un principio di merito o curricolare, ma solo per appartenenza alla maggioranza. Ragione per cui, i trasferimenti di competenza, potrebbero rivelarsi non solo illegittimi ma anche dannosi. C’è infine un ultimo aspetto su cui occorrerà, d’ora in avanti, esercitare un controllo spasmodico da parte delle opposizioni. Questi delegati/incaricati, all’interno dell’Ente, non potranno spostare nemmeno una matita o un foglio di carta. Non potranno avere uffici a disposizione, o una linea telefonica dedicata per approfondire la materia assegnata. Non potranno impartire disposizioni a dipendenti, a funzionari e dirigenti, alla polizia locale. Caudio Caruso, ad esempio, nell’esercizio del suo «monitoraggio dell’attività della Polizia locale», dovrà essere consapevole di non poter scambiare nemmeno una parola con gli agenti durante i turni di servizio, per non scadere in comportamenti eventualmente sanzionabili anche sotto il profilo penale. Ciascuna di queste attività dovrà rimanere dunque in un ambito privato dei consiglieri/cittadini, da svolgere con esclusivo utilizzo di mezzi privati. Ma già così la faccenda è d’attenzione per il Prefetto di Roma e l’Anca (agenzia nazionale anticorruzione).