GUIDONIA MONTECELIO – Sul web movimentista impazza il toto curriculum, chi ha fatto cosa (e come) nella vita; nelle teste grilline, secondo criteri inoggettivi in mancanza di uno strumento oggettivo (neutro) di selezione, dovrebbe essere il passepartout per individuare la mejo classe dirigente, in qualche maniera onesta e laboriosa, non incline agli eccessi di potere, ad alcuna forma di corruzione, anche se è ampiamente dimostrato che “chiunque abbia potere è portato ad abusarne”, colpa per Montesquieu delle innate inclinazioni del genere umano che poco hanno a che fare con la ragione. Ora è di ieri la notizia che i circoli dei cittadini onesti e pentastellati, organizzati alla stregua delle bocciofile, in quel di Fonte Nuova hanno avviato una procedura definita come  una “manifestazione d’interesse” per la scelta dei futuri assessori.

Mandateci i curricula, scrivono sui social, perché “troppo spesso le persone destinate alla gestione della macchina amministrativa sono scelte sulla base di convenienze, amicizie, scambi di favori e bacini elettorali, assegnare un assessorato significa quasi sempre ringraziare chi ha portato più voti”. In realtà, e secondo le norme vigenti, la gestione della macchina amministrativa è propria dei dirigenti e del personale dell’Ente, mentre la politica dà l’indirizzo e esercita il controllo proprio attraverso la individuazione degli assessori, operata sulla base delle vicinanze elettorali, quindi legittimamente “di convenienze, amicizie, scambi di favori e bacini elettorali”.

Nel movimento regna dunque la confusione, e se Fonte Nuova piange Guidonia Montecelio non ride. Anche nella terza città del Lazio la via curriculare è stata strumento decisivo per la selezione dei candidati al consiglio comunale. Nell’elenco dei 24 in corsa per un posto nel parlamentino cittadino, ci sono madri e mogli che amano i fiori e gli animali e sognano un mondo senza guerre, pensionati con un mucchio di esperienza da collettivizzare, qualche impiegato, studenti e disoccupati, il fratello di un noto architetto, tutti mossi dalla voglia di incidere nella “gestione della macchina amministrativa”. Soprattutto ci sono loro, i lungometristi che vengono da lontano e la sanno lunga, che la politica e i sottoboschi della politica li hanno frequentati, seppur in forme alternative, e che hanno chanches  di riuscita, a dirlo è giusto il curriculum. Claudio Zarro, laureando in giornalismo, vecchia scuola democristiana (ai tempi della sua candidatura nell’Udc), è anche dipendente di Atac nonché “caporedattore” in svariati giornali e riviste, a conferma che sono la fantasia, se non la infondatezza pura, ad aspirare al comando. Un capitolo quasi a sé merita la signora di Marco Simone Setteville Nord, già attivista ambientalista anti-impianto, frequentatrice (abbastanza) assidua delle stanze del potere (quelle dell’ex sindaco Eligio Rubeis), aspirante candidato sindaco finita (appena) due voti sotto Michel Barbet nella corsa alla poltrona più importante.

La signora pentastellata che invoca la democrazia dal basso per difendere i diritti dei cittadini deboli e tartassati dalla burocrazia malata, è Romina Polverini, funzionario del comune di Roma che da anni prova a risparmiarsi alzatacce, ore di macchina tra andata e ritorno, centinaia di euro spesi in benzina solo per recarsi sul posto di lavoro. Non è un mistero che dopo anni di gavetta aspirasse ad una carriera nella pubblica amministrazione, assurgendo al ruolo (e stipendio) di un dirigente. Proprio arsa da tale smania, nel 2015 aveva presentato curriculum per partecipare alle selezioni farsa aperte dalla amministrazione (gestite dall’ex segretario generale oggi agli arresti Rosa Mariani) e andate a favore di Angelo De Paolis e Corrado Cardoni, rispettivamente liquidatori di soldi pubblici per conto di Eligio Rubeis e di Andrea Di Palma.

Non paga dall’esito della pseudo selezione, evidentemente accomodata, Romina Polverini presentava ricorso al Tar per chiedere al collegio del primo grado di giudizio della giustizia amministrativa di annullare l’atto con il quale il sindaco aveva bandito la selezione curriculare e farlocca. È finita con una di sentenza esilarante da leggere, che sancisce in via ufficiale come i due “vincitori” non fossero tali ma semplicemente incaricati perché individuati attraverso procedure da quattro amici al bar, per di più al bicchierino della staffa; insomma, incarichi senza alcuna rilevanza, se non per le casse dell’ente che hanno erogato a ciascuno dei due signori emolumenti stipendiali tra indennità di funzione e di risultato, pari a circa 130 mila euro l’anno, senza contare gli extra, eventuali e vari. Questa però è un’altra storia. Mentre la notizia è che Polverini voleva il posto di Cardoni, un incarico fiduciario (e politico) nell’amministazione Rubeis.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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