Tivoli – Elezioni amministrative, il Pd pensa alle Primarie sognando il modello abruzzese e intanto scommette su Teo Russo
TIVOLI – In vista delle elezioni comunali, in programma i prossimi 8 e 9 giugno, il Partito democratico punterebbe alle Primarie di coalizione, strumento considerato «utile a determinare, senza veti e imposizioni, una leadership condivisa nel centrosinistra che possa tenere insieme le forze progressiste e riformiste che si oppongono alle destre». Parole del segretario provinciale del Partito democratico della provincia di Roma, Rocco Maugliani, rafforzative di altre, giunte in contemporanea dal segretario comunale del Pd tiburtino Marco Feri. «La nostra proposta di Primarie aperte alla città per l’individuazione del candidato sindaco, con forza ancora maggiore dopo la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, sono lo strumento per recuperare unità delle forze progressiste e democratiche tiburtine – scrive Feri -. L’azione politica in tal senso condotta con generosità dal segretario regionale Leodori (Daniele ndg) e dal segretario provinciale Maugliani è condivisa e concordata col gruppo dirigente di Tivoli del Pd».
Gli occhi, non solo di Maugliani, sono ora puntati sulle elezioni regionali abruzzesi in programma domenica 10 marzo. Un modello di «campo larghissimo» che piace parecchio al segretario provinciale. Il quale, vorrebbe provare a replicarlo su scala comunale. Fare di Tivoli un laboratorio politico, la primazia nel Lazio capace di unire M5S, Azione di Carlo Calenda, Italia Viva di Matteo Renzi, ovviamente il Partito democratico e le sinistre nelle molteplici sfaccettature presenti in città. Come in Abruzzo, dove una coalizione così fatta sostiene la candidatura a governatore di Luciano D’amico, il rettore dell’università di Teramo che la prossima domenica sfiderà nelle urne regionali Marco Marsilio, il presidente uscente di centrodestra. L’obiettivo è tutt’altro che celato nelle parole di Maugliani: «A Tivoli pensiamo di poter vincere al primo turno». Per questo necessita la preparazione di una coalizione più che ampia, che incorpori il progetto politico avviato da un po’ da Francesca Chimenti, la candidata sindaca di «48 piazze» sostenuta da M5S, Polis, Sinistra Italia, e dalle civiche «Una Nuova Storia» e «Verso il Partito del Lavoro».
La campagna elettorale della 48enne insegnante (e consigliere comunale uscente) va avanti da un po’ in solitaria, distante dalle prospettive del Partito democratico fino a questo momento. Le Primarie di coalizione sarebbero dunque il meccanismo su cui avvicinare posizioni. Se la Chimenti decidesse di partecipare e vincesse, diverrebbe la candidata delle larghe intese, in grado di imporsi nelle urne già al primo turno. Auspicio di Maugliani e Feri. Ma non dell’intero partito tiburtino. Dove, non è mistero, le preferenze dichiarate dall’ex parlamentare Andrea Ferro e del già consigliere Regionale, più volte sindaco Piero Ambrosi, avrebbero opzionato la candidatura dell’imprenditore Teo Russo, tiburtino ed ex assessore a Palazzo San Bernardino, migrato a Venezia per far fortuna nel campo degli alberghi e del turismo.
L’uomo giusto al posto giusto, visto dagli estimatori come la manna per una città d’arte in cerca di rilancio.
Ma alcune resistenze sul nome dell’imprenditore lascerebbero la situazione ancora in stand by. Da quanto si apprende, a mettersi di traverso sulla scelta altrimenti formalizzata senza ulteriori indugi, sarebbe stato Marco Vincenzi, tra i big del partito locale e non solo, appoggiato dal suo gruppo. Il cui tentativo sarebbe adesso di spostare l’affaire della candidatura a sindaco di Tivoli sui tavoli regionali. Le Primarie chieste da Feri e Maugliani, diventerebbero, a questo punto, lo strumento per mettere un po’ d’ordine in casa, uscendo dall’impasse in cui il partito sembra ripiombato (è una costante) in vista del voto. Lasciare la parola ai cittadini è sempre una buona pratica democratica, senza considerare l’inevitabile effetto catalizzatore delle Primarie, quasi un primo tempo delle elezioni vere e proprie, rivelatore dell’aria che tira in città. Tutto in via di definizione, quando mancano tre mesi esatti all’apertura delle urne.