Rincasa dal lavoro a tarda notte, 36enne di Guidonia brutalmente picchiata nella Roma violenta stile anni ’70
ROMA – Come le città sud americane. Versione Città del Messico o protagonista di un «poliziottesco» anni ’70 del secolo scorso, la Capitale è ancora al centro dell’interesse della cronaca nera per due aggressioni particolarmente violente ai danni di cittadini comuni, con ogni probabilità a scopo di rapina. Una delle vittime è deceduta, l’altra, una concittadina di Guidonia Montecelio, è finita in ospedale con 10 giorni di prognosi e il volto tumefatto da calci e pugni. Gli aggressori in entrambi i casi potrebbero essere nord africani in qualche modo legati alle attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Sembrano esserne convinti gli inquirenti che indagano sulla morte del militare Danilo Salvatore Lucente Pipitone aggredito in via Sesami, a Centocelle la notte tra l’10 e il 11, finito in coma al Policlinico Umberto I di Roma e poi deceduto. Le forze dell’ordine sarebbero sulle tracce di un uomo di circa 30 anni originario della Tunisia. L’altro caso ha riguardato una giovane donna 36enne aggredita e brutalmente picchiata davanti al portone di casa mentre rientrava dal lavoro la notte tra l’8 e il 9 febbraio. Il fatto è accaduto in via Prenestina, nel quartiere romano del Pigneto, dove la ragazza si appoggia, in casa di amici, quando lavora fino a tardi. Lì stava tornado quella notte dopo avere finito il turno in un ristorante di piazza Euclide. Residente nel quartiere guidoniano di Colleverde, è stata vittima due volte: dell’aggressione e dell’indifferenza come lei stessa ha raccontato alla stampa. «Urlavo, chiedevo aiuto ma non tutti hanno capito cosa stava succedendo», qualcuno gridava di «fare silenzio».
Ecco cosa è successo e cosa la vittima ha raccontato alla redazione del Corrieredellacitta.it. «Mi stavo incamminando verso casa quando mi sono imbattuta in un uomo». Siamo sulla Via Prenestina, al Pigneto. L’uomo tenta un approccio, dice di conoscerla. Considerando l’orario la ragazza taglia corto e cerca di accelerare il passo verso la casa dove è ospite di amici. Una volta raggiunto il portone scatta il pestaggio: «L’uomo, uno straniero, forse un tossico di zona, purtroppo mi aveva seguita. Si è messo davanti al portone e mi ha impedito di entrare. Ho cercato di farlo scansare ma non ci sono riuscita. È lì che è scattato il pestaggio». «Mi ha presa a pugni in faccia, i colpi sono arrivati sul labbro e sull’occhio sinistro. Poi mi ha dato anche un morso alla mano». La cosa drammatica è che nonostante le richieste di aiuto, nessuno sia intervenuto, anzi. «Dalle finestre urlavano di fare silenzio, di smetterla». Nessuno, o quasi, ha capito che non si trattava di schiamazzi: tranne due giovani che sono accorsi in strada per soccorrere la ragazza. Nel frattempo pero lo straniero si era giа dileguato. «Non so perché si è fermato, né cosa cercasse. Ho preso almeno sei pugni in faccia, non so nemmeno come ho fatto a restare cosciente». Dare un perché all’accaduto resta complicato: «Forse cercava il cellulare, mi ha messo una mano in tasca. E non trovandolo si è accanito su di me. Francamente non so che pensare».