CENTRODESTRA a valanga. Lo spoglio sul presidente e sulle liste non lascia margini alle interpretazioni: la coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia nel Lazio supera il 50%. Quando mancano ancora i numeri analitici dei 15 municipi romani, nella circoscrizione che comprende anche i 120 comuni della provincia, Fratelli d’Italia è abbondantemente il primo partito della coalizione con il 34.3%. Seguono la Lega al 6.7 per cento e Forza Italia che si ferma al 6.1. Il governatore  Francesco Rocca (eletto con oltre il 53.%, il dato è quello regionale) nei comuni della provincia somma provvisoriamente 607.249 voti, pari al 50.27%. I dati coprono lo spoglio notturno di 1.163 sezioni su 3.792 ma sono indicativi del trend (fonte Eligendo, ministero dell’Interno).

Il Csx guidato da Alessio D’Amato, stessa circoscrizione Roma e Provincia, si ferma al 35.9 % (434.626 voti), con l’unico numero di qualche rilievo attribuibile al Partito democratico, il quale non si discosta molto dalle elezioni politiche di settembre, attestandosi al 20.9 per cento. Quattro volte tanto Italia Viva e Azione che insieme si fermano ad un misero 5.3 per cento. Una debacle conclamata per il Terso polo. Nell’attesa di aggiungere i voti romani che tardano ad arrivare, la fotografia del voto nella circoscrizione conferma la tendenza degli elettori a scegliere il centrodestra. Con qualche numero, relativo ai singoli candidati al consiglio regionale, degno di valutazione. Non solo politica. Nella fabbrica delle preferenze, quando i costruttori di consenso si mettono al lavoro, i risultati possono essere strabilianti. È quanto accaduto a Tivoli, Guidonia Montecelio, Monterotondo, giusto per rimanere nel contesto di alcuni dei più importanti comuni della provincia nord-est della capitale. 

Il «caso» Monterotondo

È l’unico comune medio-grande della provincia di Roma dove vincono il Csx e Alessio D’amato con percentuali che si avvicinano a quelle che, una volta, si sarebbero definite quasi «bulgare». Qui il Partito democratico raggiunge il 33.8 % dei consensi con 3.963 voti. Una vera prova di forza. In un parallelismo che aiuti a far comprendere i contorni della performance, sul fronte opposto Fratelli d’Italia si ferma al 29.3 (3.507 voti). E Alessio D’Amato batte Rocca. Sono 5.862 i voti pari al 45% che vanno all’ex assessore alla sanità contro i 5.255 (41.0%) dell’avversario neo eletto governatore. Sul fronte delle preferenze, la città eretina si conferma essere il feudo dell’ex sindaco e assessore regionale uscente ai Trasporti Mauro Alessandri. Sono 2544 le preferenze personali messe assieme attraverso un lavoro capillare di ricerca del consenso. Numeri che gli consentono di battere la fronda interna rappresentata da Vincenzo Donnarumma e Ruggero Ruggeri, sostenitori invece del duo Eleonora Mattia e Mario Ciarla: entrambi si fermano di poco sopra le 400 preferenze. Un dato da analizzare con attenzione in vista delle elezioni comunali del 2024. Quando mancano nel i voti romani, nella circoscrizione d’interesse, Mauro Alessandri è quinto con 5.480 voti, alle spalle dei signori delle preferenze. Su tutti Daniele Leodori (15.317 voti). Seguono Eleonora Mattia (9.788 voti); Emanuela Droghei (9.274 voti); Michela Califano (7.182 voti). Dietro, con 5.482 preferenze, Mario Ciarla, portato però dal partito romano e dal sindaco della capitale Roberto Gualtieri. Ciarla che, a scrutino completato, potrebbe balzare in testa alla classica relegando Alessandri al sesto o al settimo posto, quest’ultimo inutile per far scattare l’elezione al consiglio regionale. 

Fenomeno Laura Cartagine

La candidata leghista (ma localmente civica) fa una performance strabiliante nei comuni dell’asse tiburtino. A Tivoli, sua roccaforte, coagula l’intero (o quasi) voto civico proveniente dall’amministrazione di Giuseppe Proietti e a urne chiuse conta 1.742 preferenze, trascinandosi dietro l’altra metà della coppia elettorale: Pino Cangemi che, però, si ferma a 1.321 consensi personali. Un «botto» di voti se si considera che il candidato portato dalla segreteria comunale rappresentata da Vincenzo Topiano, Tony Brugnolo, somma «solo» 293 voti di preferenza. Un dato di interesse nella definizione degli assetti interni alla lega soprattutto in vista delle elezioni comunali del 2024. Anche nella vicina Guidonia Montecelio Laura Cartaginese fa il pieno: 899 preferenze escono per lei dalle urne, tutte di matrice civica che governa l’amministrazione comunale. Il candidato espressione dell’organizzazione locale del partito, Daniele Giannini, si ferma invece a 461 preferenze. Quando mancano i voti romani, nella classifica circoscrizionale Pino Cangemi è saldamento al comando con 9.597 voti di preferenza. Seguono Laura Cartaginese con 8.720; Tony Brugnolo con 8.720; Paolo Della Rocca con 7.240 preferenze; Daniele Giannini: 4.669 voti personali. Con la Lega che nei 120 comuni della provincia di attesta al 6.7%, il voto proveniente dalla Capitale potrebbe ribaltare posizioni, rimettendo in corsa Giannini, molto quotato nei municipi romani, nel XIII in particolare. Ma anche Brugnolo portato da Fabrizio Santori. Con queste percentuali, il partito di Matteo Salvini elegge tra due e tre consiglieri, la guerra all’ultima preferenza è dunque in corso. 

I signori assoluti delle preferenze

Dentro il principale partito della coalizione Fratelli d’Italia, il duo Giancalo Righini Micol Grasselli viaggia con le preferenze in poppa nella circoscrizione di Roma e provincia. Quando manca ancora il dato della Capitale, e le sezioni scrutinate sono 1.163 su 3.792, Righini già somma 21.030 preferenze e la Grasselli si attesta poco sotto con 19.570 consensi personali. Quarto al momento è Marco Bertucci. Il candidato guidoniano è stato protagonista di una buona performance nella sua città (1.791 preferenze) e di un ottimo risultato raggiunto nei 120 comuni della provincia. In attesa del responso della Capitale, Bertucci per ora somma 11.416 voti di preferenza.

Il dato allarmante dell’astensionismo

Roma è la provincia del Lazio dove l’astensionismo è stato maggiore. L’affluenza si è fermata al 35,17% rispetto al 44,86% di Frosinone, al 39,74% di Latina, al 43,75% di Rieti e al 44,09 di Viterbo. Alle scorse elezioni, si erano recati alle urne il 65,46 degli aventi diritto: quasi il doppio rispetto al risultato registrato a distanza di cinque anni. In tutto il Lazio ha votato il 37,19% dei cittadini, un record negativo di affluenza che finora non si era mai visto in Italia. Il ‘primato’ era spettato finora all’Emilia Romagna con le elezioni del 2014, dove aveva votato il 37,71% dei cittadini, seguita dalla Calabria nel 2021 con il 44,86%. Nessuno avrebbe mai pensato che le elezioni regionali del Lazio segnassero un dato così basso: i sondaggi effettuati nelle scorse settimane, infatti, davano l’affluenza tra il 54% e il 69%. Una stima lontanissima da quanto avvenuto realmente, con il risultato più basso nella storia della Repubblica. (In aggiornamento)        

    

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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