GUIDONIA – Gli esperti di fatti politici alla Pisana indicano in Guidonia Montecelio la città «osservata speciale» di queste elezioni amministrative anche in vista delle regionali che si terranno nella primavera del 2023. Certo, si vota nei tre capoluoghi di provincia (Rieti, Viterbo e Frosinone), apparentemente di maggiore interesse per le nomenclature dei principali partiti che guidano la Regione Lazio, ma gli occhi sono tutti puntati ai risultati che alle 23 di domenica 12 giugno saranno conservati nelle urne fino allo spoglio del giorno dopo. La terza città del Lazio, la più popolosa, 90 mila abitanti, più o meno il doppio di quanti ne contino Viterbo, Rieti e Frosinone è il vero banco di prova dell’alleanza tra il Pd e il M5S.

I numeri saranno utili a stabilire se l’esperimento di unire (a freddo) il Pd e il M5S in un’unica proposta elettorale risulterà riuscito e da riproporre, con lo stesso modulo – e come appare ormai certo – alle elezioni regionali, allargando però il campo dell’alleanza che a Guidonia Montecelio non si è riusciti a fare. I Progressisti del centrosinistra sostengono la candidatura a sindaco di Alberto Cuccuru, avvocato proveniente dal mondo dell’associazionismo cattolico senza alcuna esperienza di amministrazione pubblica (è la prima volta che si candida), la coalizione si compone di 4 liste, oltre al Pd e al M5S, Articolo Uno e la Civica legata al sindaco «Io con Alberto». Demos, il cui gruppo è presente al consiglio regionale e la lista in quasi i tutti i comuni importanti del Lazio chiamati al voto, qui era stata annunciata alla vigilia della campagna elettorale ma poi non sono stati capaci di presentarla.

Alberto Cuccuru ha pensato le strategie della futura amministrazione sulle strette colleganze e vicinanze ideali e politiche con la Regione Lazio di Nicola Zingaretti, alle cui decisioni, ha più volte detto, si rimetterebbe per impostare il lavoro una volta entrato da sindaco al Comune di Guidonia Montecelio. Dovesse vincere il centrosinistra, la giunta e la stessa maggioranza consiliare, si ritroverebbero in una condizione di dipendenza dall’Ente regionale sugli indirizzi, sempre che il 2023 dovesse confermare le truppe di Zingaretti alla guida del governo regionale. Le urne di domenica sono dunque, per gli analisti, da valutare con attenzione. Le preoccupazioni della vigilia, si concentrano maggiormente sulla prestazione che riusciranno a fare i 5Stelle. Il movimento, a livello nazionale, ha subìto un forte ridimensionamento del voto d’opinione, i sondaggi lo indicano stabile appena sopra la soglia del 12%, l’azzardo a livello locale è che sia addirittura sotto la doppia cifra. Difficile da pronosticare. Gli osservatori sono però tutti più o meno concordi: nel risultato dei 5Stelle c’è il risultato di Cuccuru, fosse negativo potrebbe precludergli la possibilità di agganciare il ballottaggio del 26 giugno. Gli occhi saranno puntanti anche sui dati relativi all’affluenza, in casa Pd la speranza è che si vada sopra le percentuali del 2017, quando si recò a votare meno della metà degli aventi diritto. Un’affluenza alta, porterebbe quel voto d’opinione sul simbolo del partito su cui la lista conta parecchio per superare il 17% di 5 anni fa.

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Una debacle per gli attori dell’alleanza, tutti residenti politicamente alla Regione Lazio, anagraficamente nei Comuni di Monterotondo, Tivoli e ai Castelli Romani. Un brutto colpo anche per l’ideatore in quota M5S, onorevolissimo deputato Sebastiano Cubeddu che, alla fusione fredda tra i due partiti fatta a quattro mani con il suo assessore di riferimento alla Regione Roberta Lombardi, ha legato le sue aspettative di essere ricandidato e magari rieletto in parlamento nel 2023, quando si voterà anche per le Politiche.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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