GUIDONIA – La rivoluzione avviata dai 5Stelle (in passato piuttosto restii sulla faccenda) ha preso la forma di una comunicazione. Grazie alla quale l’amministrazione movimentista si è calata nel ruolo dell’intermediario. Tutto come legge prevede, ha inoltrato agli indirizzi delle aziende estrattive una Pec non di poco conto. Contenuto: la richiesta a partecipare ad una manifestazione d’interesse promossa da Italferr Spa (Gruppo Ferrovie delle Stato). Lo scopo? Il riempimento dei vuoti e delle volumetrie prodotti dall’attività estrattiva attraverso l’utilizzo di terre e rocce da scavo (TRS) provenienti dai cantieri dell’alta velocità.

Anche tra quelli aperti e in corso d’opera per il raddoppio della tratta Roma-Pescara. Un’opera strategica di collegamento tra i due mari (il Tirreno e l’Adriatico), nell’aprile 2021 finanziata dal governo di Mario Draghi con 15 miliardi a valere sul Pnrr (Piano nazionale di ripresa e residenza). La nuova Roma-Pescara, frutto degli accordi stretti tra le Regioni Lazio e Abruzzo, permetterà un collegamento tra le due città in un’ora e 59 minuti, contro le 3.20 ore attuali, consentendo ai treni di viaggiare con punte di 200 km/h, solo 50 km di meno dei treni alta velocità standard. La realizzazione richiederà circa 3,4 anni e si concluderà a giugno 2026. Nel frattempo, i tecnici di Italferr Spa, sono chiamati a gestire i complessi protocolli, nei quali è definito lo smaltimento e il recupero delle TRS, classificate come «materie prime secondarie». La cui destinazione possono essere le cave dismesse (ma non solo). Proprio applicando i protocolli, Italferr ha coinvolto gli Enti Locali, sollecitando gli oltre 70 Comuni territorialmente interessati dall’alta velocità a mettersi nel ruolo di intermediari con le realtà industriali.

La delibera di giunta che autorizza l’uso di terre e rocce proventi da fuori

È stato così che l’amministrazione guidoniana, oggi a trazione Pd-M5S, si è vista costretta ad attivare le procedure di  legge. Innanzitutto con l’adozione di una delibera di giunta (la numero 9 dell’8.02.2022, ECCOLA: Terre da Scavo Attività Estrattive), promossa dal settore Urbanistica e Pianificazione territoriale allo scopo di arrivare – si riporta integralmente il passaggio contenuto nell’atto – ad una «definizione dei criteri per l’individuazione delle tipologie di materiale da utilizzare per le operazioni di recupero ambientale, prevedendo anche la possibilità di utilizzo di materiali diversi da quelli prodotti all’interno del ciclo di estrazione ed utilizzabili per le operazioni di recupero, in conformità a quanto previsto dalle norme statali vigenti in materia ambientale e secondo relative procedure autorizzative».

Le nuove linee tracciate dai (fino a ieri) recalcitranti 5Stelle con l’adozione di un atto di indirizzo politico di scopo (favorito principalmente dal sindaco Michel Barbet e dal delegato alle Cave assessore Elisa Strani), hanno sbloccato le procedure così come richiesto da Italferr Spa. I termini per l’adesione alla manifestazione di interesse sono scaduti lo scorso 25 marzo. Da quanto si apprende, più di una azienda avrebbe partecipato al «piano di sviluppo, recupero e riqualificazione» già promosso dalla giunta attraverso l’uso delle terre e delle rocce da scavo provenienti dai cantieri dell’alta velocità. Ma i 5Stelle locali sono spaccati. Le sensibilità più ortodosse, presenti all’interno del gruppo consiliare di maggioranza, considererebbero il nuovo indirizzo un azzardo in tempo di elezioni, difficile da far comprendere al proprio elettorato di riferimento notoriamente ecologista, scettico e tendenzialmente ostile a qualunque innovazione tecnica, tecnologica o novità normativa.

In questo caso, la legge fornisce una riconosciuta compatibilità delle terre e rocce da scavo con le attività di ritombamento dei vuoti di cava. La nuova disciplina definisce, inoltre, l’uso di TRS derivanti da opere sottoposte a procedure di Via (Valutazione d’impatto ambientale) o Aia (Autorizzazione di impatto ambientale) come lo sono i cantieri di Ferrovie dello Stato. Dove, nell’ambito delle procedure autorizzatorie, risulta essere vincolante «Il Piano di utilizzo terre e rocce da scavo» aggiornato e allegato alla documentazione tecnica. Questo significa che le TRS in arrivo hanno già superato tutti gli esami di compatibilità ambientale con i siti di destinazione finale, sarebbero dunque sicure e pronte all’uso. Ma a Guidonia Montecelio non è tutto facile né risolto. Al Comune si sarebbero inventati un’ulteriore indagine di iniziativa municipale sui materiali destinati a riempire i vuoti di cava. Chi ha aderito alla manifestazione d’interesse si ritrova già alle prese con le richieste di una nuova attività di verifica che l’Ente vorrebbe eseguire sotto i profili tecnico, ambientale e sanitario. Ma questo è un altro capitolo della storia.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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