GUIDONIA – Hanno fatto come gli struzzi, messo la testa sotto la sabbia facendo finta che il problema non ci fosse. Alla fine, però, il conto è arrivato. Salato. Si parla di 18 milioni di euro che il Comune di Guidonia  Montecelio è chiamato a rifondere sotto forma di indennizzi ai vecchi proprietari per una antica storia di mancato perfezionamento della procedure di esproprio. I terreni oggetto del contenzioso sono quelli di via Rosata a Colle Fiorito dove, alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, l’Istituto case popolari (Iacp) in convenzione con Comune e Regione Lazio costruì alloggi per decine e decine di famiglie sotto la soglia di povertà. Una vicenda non proprio di primo pelo. Passata negli anni per tutti i grandi della giustizia civile, fino alla Cassazione di cui manca ancora l’ultima parola.  Il verbo definitivo, purtroppo per l’amministrazione Pd e M5S, l’ha invece messo il Tribunale amministrativo del Lazio (Tar), la cui declinazione all’infinito presente è pagare. Senza se né ma. Anche perché il Comune, sotto l’indirizzo politico dei pentademocratici, ha deciso negli anni 2018/2021 di non costituirsi nel processo amministrativo, rinunciando a difendersi. Una inerzia inspiegabile anche nella scelta (successiva) di non appellare le sentenze (ben tre) al Consiglio di Stato per ottenerne una riforma parziale o completa.

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La storia già raccontata da elisabettaaniballi.com è stata dibattuta durante l’ultimo consiglio comunale del 10 marzo scorso. Una discussione sollecitata dall’interrogazione presentata (contro la sua stessa maggioranza) dal consigliere comunale del Pd Simone Guglielmo, anche dall’intervento in aula di Arianna Cacioni (Forza Italia). Ora però la vicenda si è arricchita  delle «carte alla mano». Quelle che inchiodano il Comune a responsabilità di lassismo,  e sbugiardano la difesa in aula del sindaco 5Stelle Michel Barbet. «Tutto sotto controllo, se così si può dire, che si sono attivati tutti gli uffici, in modo particolare volevo ringraziare l’architetto (il dirigente all’Urbanistica ndgZizzari e anche l’assessore Chiara Amati che hanno dedicato gran parte del loro tempo per trovare la soluzione», le parole di Barbet. Che poi ha aggiunto: «Si andrà a una conclusione dove il Comune non avrà, molto probabilmente, nessun danno: questo ci conforta». La situazione è tuttavia tutt’altro che risolta. O meglio, lo è in danno del Comune.

Le sentenze del Tar sono definitive, come lo sono le condanne a risarcire i vecchi proprietari delle aree. La «toppa» messa dagli uffici sembra perfino peggio del buco e le soluzioni riportate da Barbet, inesistenti. Semplice fumo negli occhi. Perché, dopo le notifiche delle sentenze corredate dal «conticino» da brividi, gli uffici «risolutori» hanno cominciato a scrivere agli avvocati di controparte. Si riporta dai carteggi in possesso di questo sito d’informazione indipendente: «In data 25 febbraio 2022 codesta amministrazione comunale di Guidonia Montecelio ha avanzato preavviso di rigetto, ex articolo 10 bis, della legge 241/90, sull’istanza ex art, 42 bis, n327/01 avanzata dalle signore Claudia, Alessandra e Federica Tedeschi il 12 dicembre 2017». Tradotto dal giuridichese significa che il Comune, a un lustro dai fatti – è di cinque anni fa la richiesta delle Tedeschi proprietarie delle aree di ottenere un estratto del decreto di esproprio – comunica di respinge l’istanza non tenendo conto che, sulla negata comunicazione, nel frattempo si è formato «un giudicato» ormai inappellabile e definitivo. In quanto il Comune, «per sua esclusiva scelta, non ha inteso costituirsi» nei giudizi. È questo il succo della lettera di risposta inoltrata dalla controparte il 7 marzo scorso. Recapitata all’Ente dagli avvocati dello studio Lana Lagostena Bassi e Rosi. Dove i legali mettono in indirizzo mezzo apparato burocratico (e parte dell’organo politico con le maggiori responsabilità) perché il messaggio sia collegialmente recepito: «Il preavviso di rigetto postumo dell’istanza è atto ridicolo giuridicamente parlando, che vìola il giudicato del Tar e con esso il principio costituzionalmente riconosciuto dall’articolo 97 sul buon andamento dell’amministrazione comunale».

I giudici amministrativi hanno inviato un commissario ad acta per dare esecuzione alle sentenze. La strada percorribile a questo punto sembra una e una sola: come disposto dal Tar, dare seguito all’applicare dell’articolo 42 bis del Testo Unico sugli espropri. Che In materia di espropriazione per pubblica utilità prevede l’adozione di un provvedimento di acquisizione sanante emanato dall’amministrazione con il contestuale riconoscimento degli indennizzi agli originari proprietari. Arrivati a questo punto sembrano perfino esigui i termini per addivenire ad una transazione bonaria del contenzioso. Il rompicapo per le teste pentademocratiche sembra di impossibile risoluzione anche in chiave di bilancio di previsione della spesa 2022/25, del resto non ancora passato dal voto consiliare. I legali Lana, Lagostena Bassi e Rosi e la loro richiesta «del reperimento delle somme necessarie per la conclusione del procedimento» nei conti comunali anticipa «quella ampia riserva» d’azione – nemmeno troppo velatamente minacciata – di ricorrere alla procedura esecutiva per il recupero forzoso del dovuto: 18 milioni e il collasso delle Finanze dell’Ente?.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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