GUIDONIA – Una «consolidata giurisprudenza» alla quale si aggiunge un altro tassello: l’ultima sentenza depositata il 6 dicembre scorso ECCOLA, che ha visto ancora soccombere la Tre Esse Italia Srl (l’agente della riscossione dei tributi locali) contro la Cimep Srl di Alessandro Conversi. La Ctr (Commissione tributaria regionale) chiamata a pronunciarsi su una precedente sentenza appellata, ha infatti stabilito che il concessionario dovrà ricalcolare al ribasso gli importi contenuti negli avvisi di accertamento «in rettifica Imu (Imposta municipale propria ndg)» inviati alla società per il periodo d’imposta 2017, per somme pari a 62.470,00 euro, con l’aggravio di spese e sanzioni fino ad un totale di euro 81.053, 30. I calcoli di Tre Esse sono risultati ancora sbagliati perché incongrui, in quanto si basavano sulla applicazione pedissequa, e più volte bocciata in giudizio, del valore commerciale di 54,75 euro al m/q attribuito da una delibera del consiglio comunale (la numero 23 del 2007)  alle zone classificate dagli strumenti urbanistici come D3, industriali estrattive, ai fini del calcolo dell’Imu/Ici. La Ctr, ridimensionando le pretese tributarie del concessionario di più del 50%, ha consolidato l’orientamento già precedentemente espresso dai giudici: le imprese estrattive devono come tutti pagare l’Imu «sui fabbricati, le aree fabbricabili, i terreni agricoli siti nel territorio dello stato» in quanto, presupposto dell’imposta, «è il possesso generalizzato di immobili» ma non devono pagare in quella proporzione. In quanto – si legge in sentenza –  le aree destinate a cava all’interno della zona D (industriale) del Piano regolatore del 1971, hanno una sottoclassificazione D3. Il che significa che una una volta cessata l’attività estrattiva industriale la loro destinazione d’uso, salvo variazioni urbanistiche, tornerebbe agricola, tecnicamente ad «aree prevalentemente sistemate a verde di particolare pregio». Motivo per cui, il valore commerciale dei manufatti strumentalmente necessari all’attività d’impresa (da rimuovere al termine della lavorazione) non può essere equiparato a quello, ad esempio, dei centri commerciali o capannoni industriali al fine del calcolo dell’Imu.
La Suprema Corte di Cassazione aveva già ritenuto «incongrui» gli importi di 54,75 euro al m/q. Stabilendo in più di una sentenza che «il criterio applicato è eccessivamente oneroso e va sicuramente ridimensionato» (NE AVEVAMO SCRITTO QUI: Prelievo Imu sulle aree di cava, 8 sentenze della Cassazione hanno già bocciato il Comune e la Tre Esse). La Corte aveva affidato ale giudice del rinvio, al fine di un ricalcolo più equo, gli importi da applicare al settore estrattivo. Proprio il giudice del rinvio, nel maggio scorso, definitivamente pronunciandosi su un giudizio arrivato nel 2019 fino alla Suprema Corte di Cassazione (che teneva conto del principio già espresso dalla stessa Corte nell’ordinanza 27004 del 2019 sulla inconguità degli importi imposti dalla Tre Esse Italia) fissava «in euro 25,00 al mq» il giusto parametro da applicare al fine del calcolo dell’Imu/Ici (NE ABBIAMO SCRITTO QUI:(Contenzioso Ici/Imu tra Cave e Comune, la prima sentenza del giudice del rinvio demolisce la Tre Esse). La Ctr, nella sentenza del 6 dicembre scorso, ha abbassato ulteriormente il valore medio dei terreni adibiti ad attività estrattiva ai fini del calcolo dell’imposta, portandolo a 20 euro a m/q. Fuori dai tecnicismi: per la Tre Esse Italia si mette male, anzi sempre peggio. La giurisprudenza condiziona con sempre maggiore incidenza l’esito delle numerose controversie ancora aperte, dove il concessionario continua risultare soccombente. Con ripercussioni che sono tutt’altro che neutre per il Comune di Guidonia Montecelio. Che  potrebbe dover rivedere al ribasso tutte le entrate stimate in via presuntiva anche nel prossimo bilancio di previsione 2022-2024. Crediti calcolati su accertamenti tributari eccessivamente onerosi operati dalla Tre Esse, stanno via via subendo un ridimensionamento del 50%, determinando un notevole e ulteriore squilibrio finanziario nei conti del Comune.
Fino ad oggi, e dal 2007, da quando cioè La Tresse Italia ha applicato il parametro fuori mercato di 54,75 euro, il contenzioso tra il Comune e le imprese estrattive ha sfiorato i 30 milioni di euro. La Suprema Corte prima, il giudice del rinvio dopo, ed ora anche l’ultima sentenza della Crt, indicano con chiarezza gli errori del concessionario. Mentre l’amministrazione a trazione Pd e M5S sembra al momento incapace di governare l’annosa questione con indirizzi chiari. Restano nel limbo e senza effetti i provvedimenti della Giunta adottati nel 2020, quando venne incaricato un perito per la rideterminazione in house del valore venale delle aree estrattive per superare i parametri stabiliti dalla delibera di consiglio del 2007, bocciati da numerose sentenze (NE ABBIAMO SCRITTO QUI: La perizia sulle cave (per il calcolo dell’Imu) la fa per 25mila euro l’architetto/politico di Santa Marinella). Già in autunno, subito dopo l’entrata in giunta del Partito democratico,  il «caso»  Tributi, Tre Esse Italia il dossier bollente per il governo Pd-M5S  sembrava la priorità su tavolo dell’esecutivo, ma le novità tardano ad arrivare.
AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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