GUIDONIA – L’avvocato di grido, Lorenzo Crisostomi Travaglini, pescato tra gli amministrativisi professionalmente inseriti (anche) nelle faccende legali di Palazzo Chigi, non è bastato a fare il miracolo. Il Tar del Lazio, con ordinanza dell’8 marzo scorso (ordinanza), ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Guidonia Montecelio contro il ministero dell’Economia e finanze, il ministero dell’Interno, per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia dell’atto, del decreto interministeriale dell’11 novembre 2011 relativo al «riparto del fondo per il sostegno ai comuni in deficit strutturale». Un provvedimento che aveva escluso il Comune di Guidonia Montecelio dai complessivi 200 milioni (nel triennio 2020-22) stanziati dal governo nell’ambito del decreto ristori, licenziato ad agosto 2020. 

La difesa del Comune puntava a dimostrare davanti ai giudici amministrativi l’errore dei ministeri nell’utilizzo dell’indice di vulnerabilità sociale del 2011 e non di quello recente del 2018. Si tratta degli indici fissati dall’Istat (presi a parametro per dividere i soldi tra i Comuni aventi diritto) per stabilire l’abilità sociale e materiale (IVSM), nonché la relativa capacità fiscale pro capite della popolazione, dunque la ricchezza di una città. Il Tar del Lazio ha invece stabilito che i ministeri hanno agito correttamente, che «non si poteva che prendere a parametro l’IVSM risultante dal censimento del 2011», in quanto quello del 2018, in via sperimentale, ha coinvolto «solo un campione della popolazione ed un numero di comuni ben lontano dalla totalità». 

Una somma importante messa a disposizione dal governo Conte bis ad agosto con la legge 104 del 14 agosto 2020 (decreto ristori), da ripartire tra i Comuni che, al momento dell’entrata in vigore del decreto, avessero adottato la procedura di riequilibrio finanziario di cui all’articolo 243-bis del testo unico degli enti locali, secondo paramenti calcolati sugli indici Istat di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) e la relativa capacità fiscale pro capite. Un calcolo dove Guidonia, a detta dei grillini, rientrava a pieno titolo. E che per quota parte avrebbe dovuto incamerare a fondo perduto e senza interessi tra gli 11 e i 13 milioni a sostegno della spesa corrente, del Personale e degli impegni già iscritti nel bilancio di previsione 2020 2022. NE ABBIAMO SCRITTO QUI: Fondo per i Comuni in deficit, alla ricerca dei 13 milioni perduti e di negligenze grilline. Invece no. Il Comune, stando a quanto stabilito dal Tar, non aveva i requisiti per ottenere quei soldi. Troppo «ricca» e non sufficientemente vulnerabile.

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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