L’Imu sulle aree estrattive scende a 29,34 euro, «sconti» superiori al 50% sugli accertamenti già notificati – Tivoli
TIVOLI – Senza particolari psicodrammi pseudo mediatici e/o ideologici il Comune di Tivoli ha abbattuto del 50% l’Imu (Imposta municipale unica) su tutte le aree industriali. Con delibera di giunta numero 110 del 17 luglio 2020 ha rimodulato l’imposta fissandone il valore venale a metro quadro (al minimo) a euro 58,68, poco più della metà dei 100,00 euro stabiliti con una precedente deliberazione di giunta, la numero 133, efficace dal 2011.
Ma l’esecutivo del sindaco civico Giuseppe Proietti ha fatto di più. Lo scorso 26 febbraio, senza clamori né interesse da parte della stampa accreditata, con un secondo atto a parziale rettifica del precedente (la delibera di giunta è la numero 42), ha tagliato di un ulteriore 50% la imposta tributaria alle aree estrattive, classificate con destinazione urbanistica D3 di Piano regolatore, portandola a 29,34 euro a metro quadro. Con la motivazione che quelle aree di riserva industriale sono da considerarsi «in un comparto edificatorio non ancora formatosi». Lo «sconto» durerà fin quando non saranno destinate allo «sviluppo di grandi ed organici complessi edilizi», dopo l’istruzione di piani attuativi esecutivi da convenzionare, redatti sulla base di quanto specificato per le «successive zone D4». Già: i terreni estrattivi a Tivoli restano a destinazione industriale. Anche dopo la fine dell’attività di coltivazione del Travertino Romano. A differenza della vicina Guidonia dove invece tornano agricoli. Inoltre, a Tivoli, i terreni di cava hanno un indice di edificabilità del 50% rispetto all’estensione del lotto, non di 1/50 come a Guidonia. Così, valendo le aree molto di più sul libero mercato, dovrebbero pagare un’Imu maggiore, invece no. In un parallelismo che ci sta tutto, le imposte al di qua della Tiburtina continuano a rimanere altissime (57,67 euro a metro quadro) e la questione Imu/cave sempre al centro di irragionevoli polemiche.
Le aziende guidoniane restano dunque, al momento, senza quei benefici (dovuti) e che un po’ ovunque, a Tivoli, sono stati previsti anche per le indicazioni arrivate dalla Cassazione (in relazione ai parametri da ricalcolare ai fini del prelievo dell’Imu/Tasi) a seguito della contrazione del mercato immobiliare e del significativo ridimensionamento del valore venale di terreni e fabbricati. Pure sul contenzioso esistente, le aziende territorialmente ricadenti all’interno del Comune di Guidonia Montecelio, rimangono all’inferno. Per volontà della giunta Proietti, infatti, la imposta ridotta alle cave nella vicina Tivoli si applicherà retroattivamente. Agli accertamenti già notificati dall’ufficio tributi ed oggetto di ricorso presso le Commissioni tributarie. Sul pregresso antecedente il 2020, l’abbattimento sarà superiore del 50%, in quanto prima della delibera 42 si applicava la 133/11 a tutte le aree industriali, estrattive comprese.
Vi è da aggiungere che i provvedimenti dell’amministrazione tiburtina attuano il regolamento generale aggiornato delle entrate tributarie approvato dal consiglio comunale a luglio 2020. Ma è con la delibera 42 che la giunta traccia indirizzi rilevanti sull’«Imposta municipale propria aree edificabili con destinazione urbanistica D3, accertamento con adesione». Uno strumento che consente di rideterminare la pretesa tributaria dell’Ente, prevedendo l’abbattimento delle sanzioni. In sede di contraddittorio, è stabilito, andrà «tenuto conto della fondatezza degli elementi posti a base dell’accertamento e del rischio di soccombenza per il Comune, valutando attentamente il rapporto costi-benefici dell’operazione». Un indirizzo verso una conciliazione giudiziale dell’accertato oggetto di ricorso di cui l’ufficio tributi del Comune dovrà tenere conto. Reso possibile da un provvedimento di giunta, si legge nella delibera, ponderato «a seguito di un incontro con le imprese del Centro per la valorizzazione del Travertino (Cvtr) e con Unindustria il 27 gennaio 2021. Incontro nel quale «è emersa la necessità di una revisione del valore venale in comune commercio delle aree ricadenti in zona D3, al fine di evitare contenziosi dall’esito incerto».
Il Comune di Tivoli, confermando la ulteriore «riduzione del 50% del valore venale in comune commercio alla fattispecie citata, in quanto trattasi di comparto edificatorio non ancora formatosi», ha dato atto inoltre che nelle zona D3 «potranno essere consentiti soltanto gli impianti e gli edifici strettamente connessi alle sole attrezzature necessarie allo sfruttamento delle cave e delle altre risorse naturali, e che la attuazione delle cubature ammissibili per i grandi ed organici complessi ed attrezzature per l’industria media a pesante, secondo le modalità e i parametri indicati per la zona D4, potranno essere consentiti soltanto dopo l’approvazione degli idonei Piani attuativi e delle relative convenzioni, previo ripristino della aree utilizzate per attività estrattive». Ipse dixit. E a Guidonia?