Guidonia, rifiuti, una gara d’appalto proibitiva per «un’azienda normale». Parla Umberto Di Carlo
GUIDONIA – A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca, un Giulio Andreotti d’antan lo aiuta ad esprimere tutti i dubbi sulla regolarità di un appalto controverso nelle carte di gara. A cominciare da quei requisiti eccessivamente stringenti e «escludenti» per le «aziende normali» come Tekneko. Il patron della società avezzanese Umberto Di Carlo parla a 48ore dalla pronuncia del Tar del Lazio che ha respinto il suo ricorso contro la procedura ad evidenza pubblica (ritenuta «discriminatoria») in via di svolgimento presso la Centrale unica di committenza (stazione appaltante) della IX Comunità montana. I giudici amministrativi hanno espresso un giudizio di merito sull’iter di gara ma il bando resta pieno di evidenti macroscopici errori, se fatti in buona fede, che rendono impossibile la formulazione di una offerta per una «azienda normale» che abbia lo scopo di fare impresa rispettando seriamente i contratti. Umberto Di Carlo li mette in fila. Iniziando dalle tariffazioni sullo smaltimento della frazione indifferenziata poste a base d’asta, definite già nel ricorso eccessivamente onorose e fuori mercato, appunto escludenti per qualunque imprenditore «normale», seriamente attento ai costi e ai ricavi. Per arrivare alle «clausole aliene previste nel capitolato d’appalto sul rinnovo del parco automezzi in un’unica soluzione dal 1 gennaio 2021. Significa che l’appaltatore dovrà caricarsi l’onere dell’acquisto di 114 nuovi mezzi immatricolati nel 2019 e metterli subito su strada, un investimento di 9 milioni e costi di ammortamento proibitivi per un appalto di soli 3 anni, eventualmente rinnovabile per altri 2. Forse. Clausole immediatamente escludenti per le imprese normali come la mia che infatti non parteciperanno alla gara».
Ma eccoli i principali motivi escludenti che terranno Tekneko lontana dall’appalto. 1) La gara sottostima i costi a base d’asta dello smaltimento dei rifiuti urbani non differenziati e dei rifiuti biodegradabili da cucine e mense rispetto all’effettivo importo delle tariffe, erodendo così l’utile d’impresa, attraverso l’indebito trasferimento all’appaltatore dei costi che spetterebbero invece al Comune. Così determinano il costo medio annuale della commessa (pari ad euro 2.372.107,35), e parametrandolo su una esecuzione presunta di 5 anni del contratto, ancorché la durata sicura dell’appalto sia di soli 3 anni come dall’articolo 3 del disciplinare di gara, essendo gli ultimi due 2 solo eventuali. 2) La gara mette sul mercato per la prima volta il servizio di smaltimento, oltre che di raccolta e trasporto, fissando costi a base d’asta «abnormi e irragionevoli» ed è questa la più grande anomalia. «Continuo a credere che la scelta del Comune di mettere nel bando anche l’attività di smaltimento dei rifiuti indifferenziati in una città di 100000 abitanti e di addossarne oneri e costi in capo all’aggiudicatario sia pura follia che terrà alla larga gli operatori onesti. La stazione appaltante – spiega Di Carlo – ha voluto a mio avviso illegittimamente ribaltare sull’appaltatore il rischio connesso all’emergenza impianti di smaltimento nella Regione Lazio che però, contestualmente all’avvio del ricorso Tekneko, ha autorizzato un Tmb a trattare 190mila tonnellate annue all’Inviolata». Per Di Carlo è stata questa «la vera chiave di volta» nella decisione assunta del Tar del Lazio. «Quel provvedimento del 6 luglio emesso dalla Regione Lazio insieme l’approvazione del Piano rifiuti che lo prevede in funzione, hanno avuto un effetto determinante nell’orientare le decisioni dei giudici».
Il dubbio che assale Di Carlo a questo punto è che il Comune di Guidonia Montecelio sia già consapevolmente predisposto, alle brutte, a derogare alle clausole stringenti adottate in fase di gara per andare incontro, dopo l’aggiudicazione, magari all’unico operatore che si sarà fatto avanti. «Nell’ambiente ci conosciamo un po’ tutti e l’orientamento comune tra gli addetti ai lavori è di tenersi alla larga da quel bando integrato sui rifiuti – spiega l’imprenditore. – Proibitivo. Non sarebbe possibile altrimenti spiegare perché un’azienda come Tekneko, in forte espansione commerciale in Italia dove partecipa agli appalti e si aggiudica commesse, le ultime a Frascati e Ladispoli solo nel Lazio, abbia valutato di non proseguire un percorso inziato 5 anni fa in questa città portando innovazione e competenza».
Anche in relazione ai requisiti vincolanti di «capacità tecnico professionale necessari per la partecipazione alla gara» Di Carlo parla di maglie invece troppo larghe, eccessivamente includenti per operare una giusta selezione tra curricula aziendali. Secondo detta clausola sarà sufficiente aver gestito in passato servizi di rifiuti per piccoli comuni, la cui sommatoria di popolazione (per appalti fra di loro autonomi) ammonti a 50.000 abitanti per possedere il requisito a partecipare alla gara per servizi di un comune come Guidonia di 90.000 abitanti. Insomma, il dubbio di trovarsi di fronte al tentativo di un vestitino confezionato su misura per qualcuno viene agli attenti osservatori. Di più non è il caso di aggiungere, la gara è ancora in corso e le sensazioni rese pubbliche potrebbero apparire fuori luogo, ma i grandi ritorni al passato non sono esclusi. Si vedrà.