GUIDONIA – Sofia Scopelliti è medico di famiglia. Esercita la professione nei comuni di Guidonia Montecelio e di Sant’Angelo Romano. Con tutta la durezza dei toni di cui è capace, chiede ai responsabili del Servizio di sorveglianza Covid-19 della Asl Rm5 «con quale criterio si effettuino le verifiche con tampone nei pazienti segnalati». Lo fa con una lettera inviata per conoscenza alla Direzione sanitaria della stessa azienda, distretto di Guidonia Montecelio, al sindaco Michel Barbet. Il medico definisce la sua richiesta «del tutto legittima dal momento che  – scrive – ad una mia comunicazione di un sospetto (ragazza rientrata da una settimana dalla Spagna con febbricola persistente, algie diffuse e malessere generale, tuttora presenti) avvenuta con mail in data 19 marzo; di due  successive (il 29.3 : donna giovane con febbricola, raffreddore, assenza di gusto e olfatto; il 31.3: un uomo quarantenne con febbricola, artralgie imponenti con grave limitazione ai movimenti) non sono seguiti accertamenti mediante tamponi». 

Insomma, il numero dei contagi potrebbe essere molto superiore di quanto ufficializzato finora dall’azienda sanitaria. La Scopelliti scrive «di rimanere ancorata al telefono per monitorare i pazienti e conoscere l’andamento quotidiano delle loro condizioni». Che come tanti suoi colleghi, «sa di controlli effettuati telefonicamente dal gruppo di sorveglianza, non seguiti dalla valutazione laboratoristica». E aggiunge: «Anche da parte di miei colleghi voglio dire: non ci serve chi controlla telefonicamente i nostri casi sospetti. Sappiamo farlo molto bene noi. Il medico di famiglia, per chi non conosce la nostra attività, oltre a valutare la condizione clinica di ciascun paziente conosce anche bene come, dove e con chi vive ciascun iscritto: in casi di grave epidemia tutte queste considerazioni fanno la differenza tra dirimere un dubbio, quindi escludere il soggetto in questione dai potenziali infettanti, e prendere provvedimenti che possano impedire la diffusione di un contagio».

La dottoressa Scopelliti conclude così la sua lettera: «Credo che la catena di lavoro del Sisp (servizio di sorveglianza della Asl ndg) attualmente vada rivista: da parte di tutti i medici di famiglia c’è sempre stata estrema collaborazione, che in questo momento si è ulteriormente perfezionata, ma non possiamo stare a guardare che pure in nostro distretto venga investito dall’epidemia. Abbiamo Nerola, a pochi chilometri, un ritardo così importante tra la segnalazione e l’accertamento può essere causa di moltiplicazione esponenziale dei casi. La mia richiesta. Avete i nostri nomi e numeri di telefono; dopo la nostra segnalazione ufficiale (mail) se ci sono dei dubbi/dati da rilevare chiamateci e  organizzate subito i tamponi».
«Tutti noi – scrive ancora il medico – oltre a lavorare in questa Ausl  abitiamo in questo Comune, abbiamo le famiglie; sapere cosa si deve fare e vedere cosa si fa  effettivamente non ci fa vivere tranquilli; già abbiamo il problema della mancanza dei Dpi (dispositivi di protezione individuale ndg), che insigni studiosi da più parti ritengono fondamentali e non modificabili… e noi ogni giorno siamo protetti da un camice (non monouso) guanti (certo, quelli chirurgici) e mascherine (fino a pochi giorni fa rimediate : quelle degli imbianchini, operai vari, chirurgiche lavate e rilavate…). E siamo il primo contatto che ha ogni paziente , sano o malato che sia. Organizziamo meglio la nostra collaborazione: non è possibile che nessuno di noi sia avvertito quando viene effettuato un tampone oppure del perché non viene fatto; che la risposta ci sia comunicata dall’interessato (quando e se si ricorda di farlo!!!!); che i pazienti ci chiedano certificati di quarantena quando con noi non comunica nessun organo ufficiale. Non è possibile – aggiunge ancora – continuare a gestire con queste modalità un’emergenza di tale entità. Certa di un riscontro rapido e, soprattutto, valido per il fine comune di arginare il contagio, invio distinti saluti».

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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