A Guidonia il sindaco usa l’arma della propaganda meglio della «Buonanima»
SCORRERE la pagina Facebook del sindaco equivale a immergersi in una fiction. Michel Barbet non comunica fatti e circostanze e nemmeno solide realtà, racconta solo sogni (i suoi) a chi non può più credergli: i cittadini. Nel linguaggio dei sociologi esperti di mass media egli persegue intenzionalmente «quell’insieme integrato e pianificato di attività promozionali messe in atto per esercitare sui destinatari una influenza mirata chiamata propaganda». Se la Buonanima usava Cinecittà per ripulire la realtà dai fatti e piegarla alle aspirazioni, Barbet con i social fa allo stesso modo. Ecco allora che il «clima» che ha riguardato l’oggetto di ciò che vuole comunicare è sempre bello e collaborativo, i rapporti tra le parti distesi. Chi legge è così portato a scambiare il Comune di Guidonia Montecelio, e le cose che al suo interno accadono, col giardino dell’Eden. Il refrain? Lo stesso. Baci e abbracci e tutto bene signora la marchesa. È capitato anche oggi con la diffusione di quanto si sarebbe fatto di collaborativo per risolvere l’emergenza umido; o ieri, per narrare l’incontro con l’assessore regionale sulla faccenda cave, vertenza spinosa dove il Comune gioca una partita subdola e incomprensibile per i cittadini. Il contesto sa di censura e di tentativi di camuffamento delle negligenze, ma Barbet sembra essere consapevolmente deciso a percorrere quella la strada. Né chi lo consiglia, i consigliori della comunicazione, ha fin qui sentito la esigenza di consigliarlo sulla opportunità stringente di informare attraverso il portavoce, strumento pagato con i soldi pubblici per avere in cambio elementi di verità . Una cronaca dettagliata, ricca di particolari sugli atti pubblici prodotti e le azioni intraprese e non convenevoli e foto di rito.
Oggi poi, il culmine è stato toccato dalla diffusione di una fantanotizia su una non meglio specificata conferenza dei servizi che qualche attinenza dovrebbe averla con la bonifica della ex discarica dell’Inviolata. Circostanza sfuggita alla opinione pubblica e a alcune associazioni del territorio che non hanno goduto dell’invito ad personam. Qualcuno ha chiesto spiegazioni. Parrebbe che nella percezione dei grillini, tale procedura considerata «endoprocedimentale» e dunque interna agli uffici, per quanto aperta agli uditori dalla legge, non sia da promuovere nelle forme di pubblicità istituzionale. Quindi non resta agli interessarti, stampa compresa, che sognare di notte le date delle convocazioni. Il fatto sarebbe da considerarsi comico se alla privazione del diritto d’accesso, a fondamento delle leggi sulla trasparenza, Barbet non sommasse quel certo modo intenzionale di diffondere la sua realtà, allontanando preventivamente ogni strumento, che attraverso il diritto di cronaca e di critica, potrebbe dare dei fatti più consone e attinenti letture. È successo a chi scrive di essere espulsa dalla sala giunta durante l’incontro sulle cave di una settimana fa, presenti gli uditori istituzionali inizialmente non invitati, ai quali il grillo parlante ha dato il permesso di restare come concessione e non invece per il loro diritto di accedere a informazioni di indubbia rilevanza pubblica.
Le comunicazioni sindacali anche in quella circostanza sono risultate discordanti dalla realtà, palesemente condizionate da una volontà manipolatoria. Ecco perché avrei voluto accertare direttamente e senza filtri che il «clima collaborativo» di cui Barbet avrebbe scritto fosse realmente reale. Immergermi nel ruolo di uditore e spettatore avrebbe consentito di farmi una opinione sulle «modalità operative con le quali il Comune sta applicando le normative regionali e nazionali» in materia di attività estrattive. È quello che normalmente in una democrazia fanno i giornalisti. Abituata come sono a entrare nei fatti per comprenderli e raccontarli. Svolgere attività d’informazione. Ma quella possibilità mi è stata negata. Con le personali motivazioni del sindaco che quel «tavolo tecnico» escludeva automaticamente la presenza della stampa. Valutazione singolare. Dal momento che proprio i tavoli tecnici, normati dalle leggi sulla partecipazione dei soggetti portatori di interessi pubblici, privati o collettivi, prevedono la presenza degli uditori e della stampa. Quello invero non era un tavolo tecnico, bensì una «riunione privata» mescolata tra funzione pubblica e indirizzo politico, i cui partecipanti erano di gradimento sindacale, al netto degli addetti di categoria.
Cosi, per la comunicazione filtrata di Barbet, quella riunione si è tenuta in «un clima collaborativo […] e il dirigente del settore Egidio Santamaria ha illustrato ai presenti le modalità operative con le quali il Comune sta applicando le normative regionali e nazionali». Chiedere di spiegare pubblicamente nel dettaglio quali fossero le normative sarebbe stato troppo? Certamente poco opportuno per chi fa dell’arma della persuasione un mezzo di distrazione di massa dai veri e irrisolti problemi.