GUIDONIA – Doveva essere risolutivo invece l’incontro di oggi non è stato nemmeno interlocutorio: tutto rinviato a mercoledi 11 dicembre. Quando Michel Barbet incontrerà l’imprenditore Angelo Di Marco della ditta Cm Caucci, il soggetto giuridico che ha chiesto una nuova concessione regionale impugnata dal Comune al Capo dello Stato e divenuta la goccia che ha ricolmato il vaso delle distanze. Ma anche al prossimo 17 dicembre, una manciata di giorni a Natale, quando Paolo Orneli, il nuovo delegato alle Attività  produttive nella giunta di Nicola Zingaretti ha chiamato a sé, per un confronto a tre, i due sindaci dei Comuni del bacino estrattivo: Tivoli e Guidonia Montecelio. Due visioni e modi di rapportarsi al distretto industriale: laddove Giuseppe Proietti, dall’alto della sua Città dell’Arte, non crea particolari problemi alle aziende, con una applicazione puntuale delle norma regionale sulle attività estrattive e una interpretazione estensiva delle leggi di tutela ambientale e delle circolari del ministero, una condizione di vera discriminazione investe invece le imprese che ricadono nel territorio di Guidonia Montecelio. Vittime di «atti ostili» da parte dell’amministrazione 5Stelle. Del sindaco ma soprattutto della maggioranza che lo sostiene, connaturata da un pregiudizio di natura ideologica: i movimentisti le cave volevano chiuderle dai tempi del programma elettorale. Una guerra arrivata al secondo anno, dichiarata con l’uso della burocrazia diventata una clava, la continua ricerca dell’appiglio legale, un ricorso patologico nei numeri alle procedure straordinarie della giustizia amministrativa, al Capo dello Stato, per inficiare qualunque atto autorizzatorio di nuove e vecchie cave la Regione Lazio, Ente sovraordinato competente, licenzi con parere favorevole alle imprese che ne fanno richiesta.

Uno stillicidio che incide sulla qualità del lavoro delle maestranze, su quella della programmazione delle stesse aziende. In un clima surreale, viziato da un incontro andato a vuoto una settimana fa per assenza ingiustificata del sindaco, oggi giovedì 5 dicembre, presso il Comune di Guidonia Montecelio, Barbet ha ricevuto una rappresentanza degli imprenditori riuniti nel consorzio di promozione del Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano, presenti con il presidente Filippo Lippiello, i sindacati di categoria, gli esponenti di Unindustria, gli amministratori del Comune di Tivoli, i consiglieri comunali di opposizione al Comune di Guidonia Montecelio, Mauro De Santis, Mario Valeri e Mario Proietti del Polo Civico; Giovanna Ammaturo di Fratelli d’Italia; Emanuele Di Silvio, Mario Lomuscio e Paola De Dominicis del Partito Democratico. Incontro informale e, appunto, surreale. Barbet ha introdotto senza portare novità. Seduto accanto alle assessoresse del suo staff di fiducia, Elisa Strani e Manuela Bergamo, una delega alla Cultura la prima all’Ambiente la seconda, ha messo la platea al corrente della convocazione regionale del 17 dicembre. Sul tavolo, almeno in teoria, c’è l’accordo di programma sulla nuova legge quadro che rilanci il distretto del terzo millennio. Filiera corta, regole certe e valorizzazione di una risorsa unica al modo.

Per i 5Stelle fa capolino pochi minuti il capogruppo Giuliano Santoboni; è presente ma silente Alessandro Cocchiarella, presidente della commissione Ambiente, ci sono Alessandro Toro e Laura Santoni. Quindi, a entrare nei tecnicismi di una gestione schizofrenica della pratica amministrativa riguardante il settore, è il presidente del Centro Filippo Lippiello che ripercorre due anni di incongruenze, di ricorsi straordinari al Capo delle Stato. L’ultimo, emblematico, firmato dal sindaco senza istruttoria né parere legale, bypassando l’avvocatura del Comune. Un ricorso che non ha un riferimento nella burocrazia dell’Ente, è privo della ratifica dell’organo di indirizzo politico (la giunta), non si capisce in quale ambito e con quali responsabilità abbia preso forma. Né il sindaco ha potuto o voluto chiarire le circostanze di legge che lo hanno ispirato. Un abuso? Ne sembrano convinti gli imprenditori che hanno chiesto il ritiro come segnale di distensione, ma il muro di gomma della incomunicabilità eretto dai grillini ha mattoni spessi e impenetrabili, oltre ogni logica. Anche i sindacati chiedono risposte certe a tutela della occupazione e attendono risposte già mercoledì 11 dall’incontro con l’imprenditore della ditta Cm Caucci. Le opposizioni unite chiedono il ripristino di una condizione di legalità, e annunciano azioni eclatanti. La protesta, è chiaramente percepibile, torna a prendere forma nella piazza, pronta a riaccendersi sull’impulso di una esasperazione giunta a livelli di non ritorno. In questo contesto surreale, al tempo stesso dilettantistico e dannoso nelle ripercussioni amministrative, il vicesindaco e assessore alle Attività produttive Davide Russo risultava asserente dall’incontro e dal palazzo. Tenuto a distanza da un’altra protesta che si consumava a dieci metri dalla sala giunta, nella commissione Servizi sociali: quella degli sfrattati di Pichini. Questa è un’altra storia, o criticità: domani su questo sito per i particolari.       

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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