GUIDONIA – L’operazione «Smokin’ fields», letteralmente campi fumanti, condotta dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Roma ha fatto scattare i sigilli per l’impianto della Sep (Società ecologica pontina) di Alessio Ugolini che si trova al chilometro 7.190 della via Marittima II nel territorio comunale di Pontinia, in provincia di Latina. L’indirizzo è lo stesso dell’impianto gestito dalla Sogerit Srl, che per conto della intermediaria Demetra Srl, smaltisce a avvia al riciclo la frazione umida del rifiuto domestico raccolto nel comune di Guidonia Montecelio. Tutte le società in questione sono riconducibili al Vittorio e Alessio Ugolini, nomi decennalmente legati alla galassia del Re della «munnezza» Manlio Cerroni.

L’impianto quindi è fermo, sottoposto ai sigilli dell’autorità giudiziaria. Stamane, i 4 camion provenienti da Guidonia, sono stati rimandati indietro con il carico intatto: 550 quintali restano stipati nel centro di strasferenza di Tekneko  di via Lago dei Tartari che domani annuncia lo stop alla raccolta a domicilio. Demetra Srl di Alessio Ugolini da febbraio, e ancora in proroga fino al 31 luglio, gestisce il servizio di smaltimento e avvio al recupero della frazione organica, dopo che il dirigente all’Ambiente Paola Piseddu aveva ritenuto necessario annullare gli accordi con la stessa Tekneko che già si occupa della raccolta porta a porta. Leggi (Smaltimento dell’umido, cacciata Tekneko nella Guidonia 5Stelle ricompare la ditta Ugolini della «galassia» di Manlio Cerroni). 

Nell’operazione «Smokin’ fields», scattata all’alba di oggi, risultano indagate in tutto 23 persone. Le accuse sono  di traffico illecito di rifiuti. I carabinieri forestali del Nipaf e gli agenti della Polizia stradale hanno apposto i sigilli all’impianto Sep di Pontinia da anni al centro di indagini e di polemiche per i cattivi ordori denunciati dai residenti. L’inchiesta della Dda di Roma è affidata ai pm Alberto Galanti e Rosalia Affinito e coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. L’ordinanza del Tribunale di Roma ha disposto 18 sequestri preventivi, 6 perquisizioni domiciliari e 6 perquisizioni locali, oltre al blocco di conti correnti per più di 1 milione di euro così come chiesto dalla Procura di Roma Direzione distrettuale Antimafia al termine dell’indagine condotta dal Gruppo Carabinieri Forestale di Latina – Nipaaf e dal Compartimento della Polizia Stradale Lazio e Umbria – Sezione Polstrada di Latina – Distaccamento di Aprilia.

I sequestri
Tre aziende operanti nel campo della gestione di rifiuti, due in Provincia di Latina ed una in Provincia di Roma;
una discarica di proprietà di una società di Roma; quattro appezzamenti di terreno (due a Pontinia e due a Roma); dieci mezzi (tra autocarri, trattori, semirimorchi, escavatori); nonché il sequestro preventivo, anche per equivalente, del profitto del reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies C.P.) quantificato in più di 1 milione di euro (1.013.489,21) nei confronti di tutti gli indagati coinvolti;

Gli indagati
Contestualmente alla notifica dei sequestri sono state eseguite 6 perquisizioni, sia domiciliari che presso laboratori di analisi nelle province di Roma, Frosinone e Napoli. Le persone indagate sono 23 oltre ai rappresentanti delle tre aziende. I reati contestati sono per tutti gli indagati concorso in traffico illecito di rifiuti, nonché, per alcuni di essi, anche il falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e infine l’intralcio all’attività di vigilanza e controllo ambientale. Per le aziende inoltre viene contestato l’illecito amministrativo da reato, in quanto il reato di traffico illecito di rifiuti è stato commesso nell’interesse e a vantaggio delle società coinvolte. (D.Lgs. n. 231/2001).

Le indagini
Gli accertamenti iniziali del Nipaaf di Latina e delle Stazioni Carabinieri Forestale hanno permesso di appurare «che il materiale prodotto dalle aziende non poteva qualificarsi come compost, ovverosia come un materiale che serve da ammendante per i terreni e quindi per migliorare la qualità degli stessi, bensì come rifiuto; da continui e numerosi campionamenti effettuati, grazie al supporto tecnico di analisi effettuate da strutture pubbliche quale l’Arpa Lazio, sezione di Latina, (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) si è potuto riscontrare il superamento di diversi parametri previsti dalla normativa di settore, inerente al corretto utilizzo di fertilizzanti e prodotti affini».

Cinquantamila tonnellate di rifiuti
Tutti gli indagati – spiegano gli inquirenti – nelle diverse qualifiche di amministratori, dipendenti delle società nonché di autisti di mezzi, proprietari dei terreni dove veniva spanso il compost, al fine di conseguire un ingiusto profitto, (consistente nel mancato costo di smaltimento dei rifiuti prodotti dall’impianto di Pontinia, derivanti dalla raccolta differenziata dei Comuni della Provincia di Latina, indicato come “compost di qualità”, usato come materia prima e segnatamente come ammendante in agricoltura, rispetto al conferimento in discariche autorizzate per rifiuti non pericolosi, operazione che sarebbe stata invece corretta in relazione alla composizione chimica del rifiuto) con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi ed attività continuative organizzate tra il 2014 e il 2018 gestivano abusivamente ingenti quantitativi (in quantità non inferiore a 57.577.500 tonnellate) di rifiuti speciali non pericolosi e segnatamente “compost fuori specifica” e percolato, trasportando, cedendo e abbancando detti rifiuti in più terreni trasformati in discariche abusive nonchè presso una discarica non autorizzata per tali rifiuti, conseguendo un risparmio di spesa valutabile in euro 1.013.489,21 limitatamente sulla quota parte pari a 7.980,23 tonnellate di compost prodotto e campionato da ARPA).

«L’impianto della società di Pontinia, formalmente adibito e autorizzato al recupero di rifiuti mediante produzione di “compost di qualità” (materia prima derivante dal trattamento dei rifiuti) produceva stabilmente, in violazione dell’autorizzazione AIA ingenti quantitativi di rifiuto, come attestato dalle numerose analisi condotte da ARPA Lazio, sezione di Latina, anche in epoche diverse (negli anni 2014, 2015, 2016, 2017) essendo il materiale prodotto, per uno o più parametri, non conforme a quanto previsto dalla normativa di settore (D.Lgs. n. 75/2010); pertanto esso non poteva essere sversato quale ammendante in fondi agricoli ma doveva essere classificato quale rifiuto e come tale smaltito presso discarica autorizzata» si legge nella nota. «Inoltre in almeno 55 occasioni venivano scaricati rifiuti costituiti da compost fuori specifica e percolato di processo provenienti dalla società di Pontinia all’interno della discarica».

Le altre società sequestrate sono le aziende che svolgono rispettivamente la gestione di alcune fasi della lavorazione del materiale in ingresso proveniente dalla raccolta differenziata dei comuni e la ditta che gestisce i trasporti, dunque i mezzi che effettuano i movimenti dall’impianto di Pontinia alla discarica romana.

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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